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Vendita Online Conserve di Pomodoro delle antiche varietà campane

Sfoglia il nostro catalogo prodotti e scegli tra le diverse varietà di pomodoro selezionate dalla nostra azienda: pomodorino del Piennolo D.O.P, pomodorino giallo del Vesuvio, Antico Pomodoro di Napoli, Pomodorino Tigrato.

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    Pomodoro del Piennolo del Vesuvio DOP – Intero in Salsa

    4,995,49

    Disponibile a breve

    Il pomodorino del piennolo del Vesuvio DOP ( pomodorino vesuviano) è un prodotto tradizionale campano coltivato alle pendici del Vesuvio. Dal 2009 è stato investito anche della denominazione D.O.P. perché in questa regione e, nello specifico nell’area vesuviana, tale prodotto raggiunge l’eccellenza sviluppando al massimo le sue proprietà organolettiche. Non tutti i pomodorini del Piennolo sono uguali. Sono frutto di una ricerca svolta sul campo dai diversi agricoltori che, gelosamente, custodiscono i loro semi e li tramandano di generazione in generazione. Dalle osservazioni fatte in coltivazione ed in base alla diversità pedo-climatiche (interazione suolo/clima), Eligo ha selezionato e coltivato diversi ecotipi di pomodorino del piennolo vesuviano . I frutti di questa pianta sono di forma piuttosto tondeggiante ,buccia spessa e colore rosso lava. . Questo pomodoro ha delle caratteristiche organolettiche particolari : la sua polpa molto consistente caratterizzata da un  elevato grado zuccherino che si accompagna a una ricca  acidità , avvolge il palato con un persistente sapore conferitogli dall’elevata mineralità tipica del suolo vulcanico. Tutto questo è possibile per la concomitanza di vari fattori :il primo è la fertilità dei terreni dove sono coltivati che, essendo lavici, sono ricchi di minerali che nutrono le piantine; il secondo è l’accurata fase di selezione dei semi da parte degli agricoltori; il terzo, infine, è il tipo di coltivazione, a bassissimo impatto ambientale. Basti pensare che sono ammesse solo irrigazioni di soccorso ,come contemplato dal disciplinare, e, che tutte le operazioni colturali vengono eseguite in modo tradizionale attraverso diserbi meccanici, praticando tecniche di aridocoltura. Le lavorazioni dei terreni sono il cardine dell’aridocoltura, sono indispensabili in un ambiente come quello dell’area vesuviana caratterizzato da un clima mediterraneo, a cui però si aggiungono le forti escursioni termiche del suolo. Al fine di preservare le riserve idriche, il terreno viene continuamente smosso superficialmente per rimuovere la vegetazione infestante e impedire l‘evaporazione (sarchiatura). Le malerbe, oltre che per i danni arrecati alle colture sotto qualsiasi clima, sono soprattutto nocive nell'ambiente arido per il consumo che fanno delle già scarse riserve idriche del terreno. Pratica diffusa è quella delle rotazioni colturali, basata sulla successione di colture che hanno basse esigenze idriche. La seconda tecnica è utilizzare il maggese accompagnata dalla rotazione colturale che insieme perseguono l’obiettivo di restituire al terreno ciò che si è sottratto in modo totalmente naturale senza uso di fertilizzanti chimici. Bisogna sapere che alle piante sono associate patogeni specifici di una determinata coltura: ponendo il terreno a maggese ed effettuando rotazioni si riduce l’inoculo del patogeno. Durante la coltivazione, il pomodorino assorbe elementi nutritivi dal terreno che, per essere ripristinato viene messo a riposo per un anno o due, a seconda delle esigenze. Durante questa fase il terreno viene adibito alla coltivazione di piante foraggere, composte da favino, rapesta e lupinaccio, che sono azotofissatori e quindi fertilizzano il terreno. Un’altra tecnica che risulta fondamentale per la riuscita della qualità del pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP è la cimatura. Questa ha lo scopo di contenere lo sviluppo vegetativo della pianta e far in modo che produca frutti più grossi e rami più forti. Le piante del pomodorino del Piennolo raggiungono max 80 cm di altezza a causa delle condizioni pedoclimatiche a cui sono sottoposte. La resa di un albero di questo tipo è molto bassa ma qualitativamente ma qualitativamente superiore.  Il pomodorino “a piennolo” appena raccolto è caratterizzato da un sapore vivace e intenso. Quest’ultimo, con il passare dei mesi si trasforma, perdendo quella nota di dolcezza che lo rende, per alcuni, poco piacevole al palato. In antichità, per ovviare a questo problema, i contadini vesuviani adottavano una particolare tecnica di conservazione in vetro (detta “a pacchetelle”) che consentiva di assaporare il pomodoro dopo mesi ma come se fosse appena raccolto.    
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    Pomodoro del Piennolo del Vesuvio DOP – A Pacchetelle

    4,998,99

    Disponibile a breve

    Il pomodorino del piennolo del Vesuvio DOP ( pomodorino vesuviano) è un prodotto tradizionale campano coltivato alle pendici del Vesuvio. Dal 2009 è stato investito anche della denominazione D.O.P. perché in questa regione e, nello specifico nell’area vesuviana, tale prodotto raggiunge l’eccellenza sviluppando al massimo le sue proprietà organolettiche. Non tutti i pomodorini del Piennolo sono uguali. Sono frutto di una ricerca svolta sul campo dai diversi agricoltori che, gelosamente, custodiscono i loro semi e li tramandano di generazione in generazione. Dalle osservazioni fatte in coltivazione ed in base alla diversità pedo-climatiche (interazione suolo/clima), Eligo ha selezionato e coltivato diversi ecotipi di pomodorino del piennolo vesuviano . I frutti di questa pianta sono di forma piuttosto tondeggiante ,buccia spessa e colore rosso lava. . Questo pomodoro ha delle caratteristiche organolettiche particolari : la sua polpa molto consistente caratterizzata da un  elevato grado zuccherino che si accompagna a una ricca  acidità , avvolge il palato con un persistente sapore conferitogli dall’elevata mineralità tipica del suolo vulcanico. Tutto questo è possibile per la concomitanza di vari fattori :il primo è la fertilità dei terreni dove sono coltivati che, essendo lavici, sono ricchi di minerali che nutrono le piantine; il secondo è l’accurata fase di selezione dei semi da parte degli agricoltori; il terzo, infine, è il tipo di coltivazione, a bassissimo impatto ambientale. Basti pensare che sono ammesse solo irrigazioni di soccorso ,come contemplato dal disciplinare, e, che tutte le operazioni colturali vengono eseguite in modo tradizionale attraverso diserbi meccanici, praticando tecniche di aridocoltura. Le lavorazioni dei terreni sono il cardine dell’aridocoltura, sono indispensabili in un ambiente come quello dell’area vesuviana caratterizzato da un clima mediterraneo, a cui però si aggiungono le forti escursioni termiche del suolo. Al fine di preservare le riserve idriche, il terreno viene continuamente smosso superficialmente per rimuovere la vegetazione infestante e impedire l‘evaporazione (sarchiatura). Le malerbe, oltre che per i danni arrecati alle colture sotto qualsiasi clima, sono soprattutto nocive nell'ambiente arido per il consumo che fanno delle già scarse riserve idriche del terreno. Pratica diffusa è quella delle rotazioni colturali, basata sulla successione di colture che hanno basse esigenze idriche. La seconda tecnica è utilizzare il maggese accompagnata dalla rotazione colturale che insieme perseguono l’obiettivo di restituire al terreno ciò che si è sottratto in modo totalmente naturale senza uso di fertilizzanti chimici. Bisogna sapere che alle piante sono associate patogeni specifici di una determinata coltura: ponendo il terreno a maggese ed effettuando rotazioni si riduce l’inoculo del patogeno. Durante la coltivazione, il pomodorino assorbe elementi nutritivi dal terreno che, per essere ripristinato viene messo a riposo per un anno o due, a seconda delle esigenze. Durante questa fase il terreno viene adibito alla coltivazione di piante foraggere, composte da favino, rapesta e lupinaccio, che sono azotofissatori e quindi fertilizzano il terreno. Un’altra tecnica che risulta fondamentale per la riuscita della qualità del pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP è la cimatura. Questa ha lo scopo di contenere lo sviluppo vegetativo della pianta e far in modo che produca frutti più grossi e rami più forti. Le piante del pomodorino del Piennolo raggiungono max 80 cm di altezza a causa delle condizioni pedoclimatiche a cui sono sottoposte. La resa di un albero di questo tipo è molto bassa ma qualitativamente ma qualitativamente superiore.  Il pomodorino “a piennolo” appena raccolto è caratterizzato da un sapore vivace e intenso. Quest’ultimo, con il passare dei mesi si trasforma, perdendo quella nota di dolcezza che lo rende, per alcuni, poco piacevole al palato. In antichità, per ovviare a questo problema, i contadini vesuviani adottavano una particolare tecnica di conservazione in vetro (detta “a pacchetelle”) che consentiva di assaporare il pomodoro dopo mesi ma come se fosse appena raccolto.
  • Il Pomodorino Giallo del Vesuvio appartiene alla varietà Giagiù ed è stato inserito dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali nell'elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT). Il pomodorino giallo Giagiù è una mutazione spontanea del pomodorino del Piennolo. Alle pendici del Vesuvio è coltivato l’ecotipo derivante dalla patanara, una specie di particolare eccellenza. Proprio come il Piennolo del Vesuvio, il pomodorino giallo vesuviano possiede delle peculiarità che lo rendono unico e lo distinguono da tutte le altre varietà: la forma ovale, la buccia spessa e la polpa soda. Queste caratteristiche lo rendono adatto ad essere conservato a pendolo ma anche a pacchetelle. Il pomodorino giallo del Vesuvio dal colore giallo brillante è ricco di sostanze nutritive: contiene, infatti, moltissime vitamine e  antiossidanti. In cucina risulta essere un ingrediente versatile: il sapore privo di acidità si abbina bene a piatti a base di pesce e ortaggi, mentre la pectina presente nella buccia ha la peculiarità di addensare i sughi rendendolo particolarmente adatto alla preparazione di vellutate.   Ma da dove giunge questo brillante colore giallo diventato il trend  del momento? Per saperlo bisogna viaggiare un po' indietro nel tempo ,precisamente nel XVI secolo quando questo frutto,originario delle Americhe ,venne importato in Europa da Hernes Cortès che,rientrando in Spagna né portò con sé alcuni esemplari,ovviamente gialli!Dopo circa 50 anni ,approdò la sua coltivazione in Italia e trovando le ideali condizioni pedoclimatiche nel sud,assunse con il tempo la tonalità rosso fuoco che tutti noi siamo abituati a vedere. Il suo nome è legato alla sua storia, diventata una vera e propria leggenda. Come tutte le scoperte, anche quella del pomodorino giallo vesuviano è capitata per caso: si narra che un contadino, nonno di una ragazza di nome Giulia, mentre era impegnato nella raccolta del pomodorino del piennolo rosso, si accorse dei frutti di colore giallo di una pianta poco distante. Giulia, studentessa universitaria della facoltà di agraria, lo portò in laboratorio per farlo analizzare. Dai risultati degli studi emerse che la pianta aveva subito una mutazione spontanea genetica che aveva conferito al pomodorino delle qualità differenti rispetto a quello rosso. Da quel momento, è cominciata la produzione pomodorino giallo Giagiù. Il termine Giagiù fa riferimento al suo colore e al sapore dolce.  
  • Pomodorino Giagiù in sugo di pomodorino giallo del Vesuvio D.O.P.
  • Pomodorino tigrato – A Pacchetelle

    4,498,99

    Disponibile

    Il pomodorino tigrato, chiamato anche pomodoro nero (o Kumato), presenta delle striature verde scuro su una buccia decisamente spessa. La sua polpa è succosa e dal sapore forte, deciso e aromatico. Questo pomodorino è considerato l’antiossidante per eccellenza grazie alla forte presenza di antociani, sostanze antiossidanti solitamente presenti nei mirtilli o nelle more. Sono proprio queste sostanze a conferirgli delle forti proprietà antiage e a renderlo un frutto afrodisiaco. In alcuni paesi dell’entroterra siciliano si chiama ancora «pùma d’amùri», pomo dell’amore, proprio come lo chiamavano anticamente i francesi, «pomme d’amour», convinti che avesse proprietà afrodisiache. Del resto, appena arrivò in Europa, a fine 1500, fu regalato alla regina Elisabetta I d’Inghilterra spiegandole che si chiamava «apple of love». Protagonista indiscusso delle nostre tavole, ingrediente indispensabile della dieta mediterranea, è possibile utilizzarlo sia fresco come elemento decorativo che nelle insalate, per conferire un tocco di color. Risulta ottimo anche per la preparazione di salse. Questa varietà è in continua evoluzione: è, infatti, ancora sottoposta a studi specifici per capirne le proprietà organolettiche e ad incroci per ottenere diverse colorazioni (rosso, giallo, bianco, corallo e perfino nero). Insomma, un gustoso salvavita.